L’uso della foglia d’oro è attestato dall’epoca egizia ed era usata per connotare la ieraticità dei faraoni e delle divinità.
In seguito nell’antica Grecia, la foglia d’oro era usata principalmente per la decorazione di statue, tra cui le più famose erano quelle denominate Criselefantine, costituite principalmente da avorio e foglia d’oro (in greco chrysós significa oro ed elephántinos avorio). Di avorio erano fatte le parti nude della statua, braccia, viso e gambe, mentre erano coperte di foglia d’oro le vesti, l’armatura, i capelli e gli accessori. Di tale tecnica si servirono i Greci dell’età omerica per dorare le corna dei bovini da sacrificio, gli elementi architettonici, il mobilio, le armi, ecc.
Meno costosa perché richiede una minore quantità di oro e più duratura era la doratura a fuoco che poteva venire eseguita sia facendo aderire col calore la foglia d’oro al metallo e strofinando poi con l’ematite o altra pietra di politura, sia con amalgama che con collanti. L’amalgama, che veniva impiegato per la doratura di oggetti metallici si fonda sulla lega dell’oro con un metallo liquido a temperatura normale (mercurio) ed era una tecnica certamente già nota ai Romani.
La tecnica della doratura è estremamente affascinante. Richiede diverse fasi e possono passare giorni prima di vedere il lavoro ultimato, ma il risultato premia sicuramente la pazienza di chi si cimenta in quest’arte le cui origini si perdono nei secoli. Il procedimento è rimasto uguale a se stesso fin dai tempi più remoti. L’unico intervento della moderna tecnologia, riguarda la laminatura dell’oro, non più eseguita a mano dai “battiloro”, ma ottenuta industrialmente.